In Medicina Psicosomatica esistono diverse terapie a mediazione corporea dirette (Reiki, massaggio cranio-sacrale, massaggio connettivale, TherapeuticThouch ec) e indirette (Rilassamento Muscolare Progressivo, quello secondo Schulz, ipnotiche, Terapia Immaginativa di Simonton, pratiche meditative, Tai Chi Chuan).
Tra quelle dirette il Reiki assume un ruolo importante. Il Reiki è una forma di touch Therapy e ha le sue radici nel buddismo tibetano.
Sta a significare l’unione dell’energia sottile presente in tutte le forme viventi con quella soggettiva.
Tuttavia nella esperienza psicosomatica è visto esclusivamente come una forma di contatto dolce, contenitivo e rilassante più che come tecnica energetica/spirituale. L’intervento chirurgico ma anche le varie terapie possono essere vissute dal paziente come una forma di aggressione che il corpo subisce. La parte malata può essere vissuta in modo conflittuale, caricata affettivamente e simbolicamente.
Le scienze biologiche e mediche in generale hanno considerato il corpo soltanto nel suo primum biologico, scomponibile in parti, organi, funzioni.
In psicologia ciò che interessa non è il dato biologico considerato quale oggetto in sé, ma piuttosto l’esperienza corporea da intendersi sia come rappresentazione psichica basilare per la costruzione soggettiva della realtà, sia come modalità individuale di vivere la propria corporeità e le esperienze associate.
La proposta di un lavoro diretto dolce e contenitivo sul corpo dei pazienti può indurre un piacevole stato di distensione psico-fisica, avvicinare dolcemente il problema dell’eventuale alterazione dell’immagine corporea, sperimentare accoglienza, distensione, ascolto, empatia e pace interiore.
Toccare una persona è un’esperienza che attiva contemporaneamente molteplici dimensioni: quella organica/biologica, quella relazionale, quella immaginativa ed energetica e nei malati si possono suscitare molteplici e complesse emozioni. Per tale ragione alle sessioni di gruppo di touch Therapy è sempre presente lo psicologo che accoglie, stimola e analizza il feedback dei malati cercando di integrare l’esperienza della touch therapy all’interno del percorso umano e psicologico che la malattia e le terapie hanno suscitato in ognuno di loro.
IL CORPO MALATO E LA RELAZIONE DI CURA
Quali sono le caratteristiche di una relazione mediata
dalla corporeità?
Quali aspetti assistenziali specifici coinvolge?
Il corpo rappresenta il nostro primo contatto con il mondo, è anzitutto attraverso il corpo che iniziamo e sviluppiamo le nostre relazioni: per un corpo che comunica ne occorre un altro che sappia fare spazio ai segnali che riceve, che sappia essere “ponte” anche quando l’altro sembra essere difficilmente raggiungibile e comprensibile.Quando il corpo diventa un corpo malato la relazione, prima naturale, si confonde, si altera, si complica. In una condizione di malattia, di sofferenza, di mutilazione, il corpo si trasforma, la recettività relazionale si stabilisce su canali diversi, cadono le difese. Con differente gradualità, viene ammessa e tollerata una sorta di “invasione esterna” rispetto al proprio corpo (si pensi agli esami diagnostici e alle manovre terapeutiche) e alle relazioni che esso continua a stabilire. Alcune di queste relazioni divengono obbligate, a volte non desiderate o non richieste.
La mano di chi assiste può divenire così “orecchio psico-tattile”, in ascolto del bisogno dell’altro. I gesti principali di questa mano, che comprendono movimenti funzionali, espressivi o di conforto, producono nella persona un aumento delle risposte positive, sostengono la sua vulnerabilità fisica ed emotiva. Una mano prudente e rispettosa, che sa toccare comunicando e sa modulare, attraverso il tocco, diversi gradi di empatia a seconda del bisogno della persona, conferma alla persona che si ha cura di lei.
Il linguaggio del corpo è il punto chiave nell’assistenza dei malati. La naturalezza e la sapienza affettiva espressa da chi cura diventano il veicolo di un linguaggio che, se attraversato dall’amore, può accogliere il corpo ferito e restituirgli la sua identità, la sua dimensione umana”.
Le percezioni sensoriali sono al centro dell’affettività e questa è amplificata nei momenti della vita nei quali si è più vulnerabili e più bisognosi di “contatto”. L’aptonomia, in quanto scienza dell’affettività, ci insegna come un contatto definito psico-tattile sia in grado di restituire alla persona,, ciò di cui ha bisogno:
la percezione della propria integrità, la riconferma del valore, della dignità, dell’unicità della propria persona, attraverso un contatto confortante, rassicurante, confermante ciò che l’altro è. Poiché toccare è accogliere e ricevere intenzionalmente, significa riconoscere e incontrare non un corpo, ma una soggettività. In questo senso, l’incontro aptonomico non è tanto incentrato sul “tatto”, quanto piuttosto sulla presenza di chi cura.
Le premesse del Therapeutic Touch non negano il valore della medicina tradizionale e non lo propongano come alternativa. Il Therapeutic Touch è un’integrazione di tipo olistico, che può aiutare ad evitare un’eccessiva somministrazione di farmaci, a controllare il dolore e a rilassarsi in un modo molto naturale, attraverso l’interazione umana legata al tocco e all’uso delle mani: i nostri primi strumenti di guarigione.